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Grandi Carnivori in Trentino: Nessuna Commissione d’Indagine, il mio perché.

12/02/2025 12:07

Eleonora Angeli

ARTICOLI, orso, Eleonora Angeli, monitoraggio genetico, Roberto Failoni, Luigi Spagnolli, Slovenia, Claudio Groff, Progetto Life Ursus,

Grandi Carnivori in Trentino: Nessuna Commissione d’Indagine, il mio perché.

Le mie motivazioni vogliono mettere in evidenza il lavoro già svolto dalla Giunta e l’importanza di una gestione coordinata con l’Alto Adige.

 

In relazione alla proposta di mozione del consigliere Stanchina riguardante “Istituzione  di una commissione consiliare d’indagine in tema di gestione di grandi carnivori” sono intervenuta in merito spiegando le motivazioni per la mia contrarietà alla proposta.

 

“Come ha evidenziato il collega Stanchina nella sua mozione occorre “lavorare non nell’ emergenza, ma con la dovuta preparazione coinvolgendo il maggior numero di esperti possibili, per poter arrivare ad un risultato che sia dirimente.” Ossia come sta già provvedendo di fare la giunta, assessorato competente. A tal proposito un anno fa è stata condotta una conferenza d’informazione in sede al Consiglio Provinciale e in data 23 gennaio 2025 la Terza Commissione regionale, che presiedo, ha condotto un’audizione sui grandi carnivori, alla quale ha partecipato anche, seppur parzialmente, il consigliere Stanchina. L’incontro ha visto la presenza di rappresentanti politici delle nostre realtà locali, nonché di esperti e tecnici internazionali, con l’obiettivo di analizzare approfonditamente il fenomeno dei grandi carnivori.

 

Numerose informazioni e suggerimenti sono emersi dagli esperti di livello internazionale, in particolare sulla gestione dell’orso e del lupo. È stato evidenziato come la situazione sia ormai divenuta insostenibile, non solo per quanto riguarda la sicurezza dei cittadini e degli abitanti delle zone limitrofe ai boschi, ma anche per i danni subiti da agricoltori e allevatori, oltre i rischi che devono affrontare quotidianamente gli operatori forestali e tutti coloro che lavorano in tali zone.

 

Lo studio di fattibilità per la reintroduzione dell'orso bruno sulle Alpi centrali, condotto con il supporto del Parco naturale Adamello Brenta nell’ambito del Progetto Life Ursus, stimava che l’area di studio potesse ospitare tra i 34 e i 51 orsi, con un possibile aumento fino a 118 includendo zone meno favorevoli. Il progetto mirava a stabilire una popolazione compresa tra 40 e 60 si. Attualmente si registra la presenza di circa un centinaio di orsi, senza contare i cuccioli. La componente femminile è distribuita quasi esclusivamente nel Trentino occidentale. Dal 2016 al 2022, il numero di orsi nelle Alpi è aumentato, con sconfinamenti in Carinzia (Austria) e Friuli-Venezia Giulia. Questo dimostra come il massimale iniziale del progetto sia stato ampiamente superato.

 

Detto questo, l’audizione ha rappresentato un’importante occasione di confronto sul tema gestione anche con l’Alto Adige, che focalizza in particolare l’attenzione sulle problematiche relative alla gestione del lupo. Indipendentemente dalla specie considerata, il problema sussiste e necessita di un intervento concreto. L’assessore Walcher ha precisato che l’Alto Adige non ha aderito al progetto Life Ursus, mentre la Provincia Autonoma di Trento sta lavorando sia sulla gestione dell’orso che su quella del lupo.

 

Il Coordinatore del settore grandi carnivori del Servizio Faunistico della Provincia Autonoma di Trento, Claudio Groff, ha illustrato le misure di monitoraggio della specie ursina, avviate già negli anni ’70 con gli ultimi orsi autoctoni trentini. Il Trentino è stato il primo in Europa ad attuare un monitoraggio sistematico dell’orso dal 2002, dando vita al progetto più longevo nel settore.

Il monitoraggio avviene principalmente tramite analisi genetiche biennali, a differenza della Slovenia, che le effettua ogni sette anni. Le tecniche impiegate comprendono fototrappole e transetti su neve. L’approccio genetico, che copre il 95% del monitoraggio, è essenziale per la stima della popolazione. Viene inoltre impiegata la radiotelemetria, rendendo il Trentino all’avanguardia nella gestione faunistica. Le due specie sono protette e contribuiscono alla biodiversità alpina, ma generano conflitti che devono essere affrontati con strategie di prevenzione e, quando necessario, rimozione.

L’aumento della popolazione ursina ha comportato un incremento dei danni, con una media di circa 2,5 danni per capo d’allevamento. La prevenzione si basa su strategie adottate anche a livello europeo, tra cui l’utilizzo di cani da guardiania, recinti elettrificati, presenza costante dei pastori presso il bestiame e box di ricovero in quota. Come sottolineato da Groff, il Trentino non sta sperimentando nulla di nuovo, ma applica soluzioni già in uso in altri paesi. La Provincia si è dotata di cassonetti anti-orso e si sta considerando l’introduzione dello spray anti-orso. Attualmente è necessario trovare soluzioni efficaci per gestire la situazione, oltre agli sforzi già compiuti in materia di comunicazione, come il rinnovo della cartellonistica in stile europeo.

 

Per quanto riguarda lo spray anti-orso, considerato un’arma dalla normativa nazionale, il Consiglio in relazione alla modifica della legge provinciale 9 del 2018 ( relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche: tutela del sistema alpicolturale ) ha approvato un ordine del giorno per richiedere al governo la modifica della legislazione, consentendone il porto a determinate categorie, tra cui custodi forestali, agronomi, allevatori, pastori, apicoltori e operatori di protezione civile. Tuttavia, la risposta del governo è risultata insoddisfacente, poiché l’uso dello spray resta limitato al solo corpo forestale come ha sottolineato l’assessore Roberto Failoni.

 

Come suggerito dal senatore Spagnolli, l’unica soluzione efficace risiede nell’Autonomia gestionale e in un fronte comune con l’Alto Adige. Spesso, i provvedimenti sui grandi predatori vengono impugnati dalla giustizia amministrativa, mentre l’intervento per motivi di sicurezza deve essere tempestivo. La direttiva Habitat non vieta la rimozione o l’abbattimento di singoli esemplari, purché lo stato di conservazione della specie sia soddisfacente.

A sostenere la necessita di un intervento celere, il professor Roland Norer dell’Università di Lucerna ha sottolineato come la gestione dei grandi carnivori richieda non solo un parere tecnico, ma soprattutto una decisione politica.

Gli strumenti adottati finora non sono stati risolutivi. È stato quindi necessario prendere esempio da altri stati europei, come la Slovenia, che già attua misure concrete. L’europarlamentare Herbert Dorfmann ha evidenziato che la situazione dell’orso non riguarda tutta l’Europa, ma è particolarmente critica in Trentino.

 

Il Direttore dell’Associazione Cacciatori Alto Adige ha ribadito la necessità di modificare gli allegati della Direttiva Habitat. Tuttavia, tale modifica può avvenire solo con l’unanimità degli Stati membri dell’UE, un obiettivo non facilmente raggiungibile. In Slovenia, dove vivono oltre 1.200 orsi bruni, è stata elaborata una strategia per ridurne il numero a 800 esemplari. Analogamente, in Svezia vengono abbattuti centinaia di orsi ogni anno, mentre in Italia ogni abbattimento scatena proteste da parte degli animalisti.

 

Infine, Rok Cerne, responsabile del gruppo di progetto sui grandi carnivori presso il Servizio Forestale della Slovenia e presidente della piattaforma WISO, ha illustrato il sistema sloveno, che prevede un monitoraggio costante tramite analisi del DNA e una gestione regolamentata degli abbattimenti. Il prelievo di esemplari problematici avviene in tempi rapidi, con una gestione efficace che ha evitato attacchi gravi all’uomo negli ultimi 15 anni.

Il disegno di legge n. 11/XVII approvato a marzo permette di guardare con ottimismo alla possibilità di gestire in modo ordinario la popolazione ursina in Trentino. Tali strumenti devono essere però sfruttati in modo efficace, seguendo l’esempio di altri Paesi che hanno saputo gestire il problema in modo pragmatico e risolutivo senza attendere che la situazione precipitasse ulteriormente.

Tutto ciò per sottolineare la giusta direzione intrapresa da questa Giunta sin ora, con l’auspicio di addivenire ad una gestione sostenibile nel lungo periodo non appena vi saranno le modifiche normative nazionali ed europee che ci permetteranno di sfruttare al 100% la nostra Autonomia in questo campo.

In questa prospettiva una stretta collaborazione con la Provincia di Bolzano risulta strategica ed indispensabile per essere un interlocutore più incisivo nei diversi livelli di governo. Ritengo quindi non via sia la necessità di istituire ulteriori articolazioni consiliari per approfondire lo stato dell’arte del tema.”

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