Ieri ho avuto il privilegio di partecipare, in qualità di Consigliera provinciale, a un incontro presso il liceo «Maffei» di Riva del Garda, nell’ambito del progetto “Conosciamo Autonomia”. Un’iniziativa significativa che intende portare la politica fuori dai palazzi istituzionali, direttamente nelle scuole, per favorire un dialogo autentico tra istituzioni e studenti. Il progetto, che ha già coinvolto migliaia di ragazzi in tutta la provincia, ribadisce l’importanza di un approccio partecipativo e aperto, dove non è solo la scuola ad avvicinarsi alle istituzioni, ma sono anche le istituzioni a raggiungere i giovani nei loro luoghi di formazione.
L’incontro si è svolto in un auditorium gremito di studentesse e studenti, presenti anche il presidente del Consiglio provinciale Claudio Soini, il consigliere Francesco Valduga e il segretario generale Giuseppe Sartori. Sono emersi, anche grazie alla partecipazione di alcune nozioni fornite in prima battuta dall’intelligenza artificiale, temi fondamentali come il significato e le radici storiche dell’autonomia trentina, le sue competenze legislative, amministrative e finanziarie, e il ruolo che ciascuno può avere nella costruzione della comunità. L’intervento del segretario Sartori ha evidenziato con chiarezza quanto la vicinanza tra cittadini e istituzioni sia un valore fondante del nostro sistema autonomista. La differenza tra rivolgersi a Trento o a Roma, ha ricordato, è ben più che simbolica: è una questione di accessibilità, di ascolto e di possibilità concreta di incidere sul presente.
Particolarmente stimolante è stato l’intervento dell’intelligenza artificiale “MIA”, che ha restituito in chiave ironica ma efficace alcuni luoghi comuni sulla maggioranza e minoranza, innescando una riflessione importante sulla dialettica politica e sul valore delle differenze.
Nel mio contributo, ho voluto condividere l’esperienza personale maturata in oltre vent’anni di impegno politico, iniziato in una circoscrizione di Trento e sviluppatosi poi in Consiglio comunale e infine, oggi, in Consiglio provinciale. Ho avuto modo di ricoprire ruoli sia in maggioranza che in minoranza e questo mi ha insegnato che ciò che conta davvero, oltre alle dinamiche tra i gruppi politici, è la responsabilità che ciascuno di noi ha nei confronti della comunità. Il voto del popolo attribuisce alla maggioranza il compito di governare secondo un programma condiviso, ma questo non significa chiusura: è essenziale saper ascoltare l’opposizione e riconoscere il valore di proposte che, se compatibili, possono essere accolte e valorizzate. La politica, dopotutto, è anche l’arte della mediazione e della costruzione collettiva.
Rispondendo poi alla domanda su cosa significhi essere consigliera nella quotidianità, ho sottolineato come il lavoro non si esaurisca nella proposta di disegni di legge. Un consigliere ha a disposizione strumenti come interrogazioni, mozioni, ordini del giorno, che permettono di sollevare questioni, monitorare l’azione della Giunta e sollecitare risposte verso gli impegni presi. Ma la parte più gratificante resta, per me, quella legata alla relazione con le persone, specialmente nei contesti sociali. È lì che si misura davvero l’efficacia dell’agire politico. Con orgoglio ho riportato il mio impegno, portato avanti a Trento contro il gioco d’azzardo e, oggi, le azioni a sostegno di persone con disabilità e delle loro famiglie, in particolare nell’ambito dell’autismo e delle neurodivergenze. Il riconoscimento più bello è la gratitudine che nasce dal contatto diretto, dalla possibilità di migliorare, anche solo in parte, la vita di qualcuno.
In un secondo momento alcune studentesse hanno esposto temi e approfondimenti elaborati con il sostegno degli insegnati tra i quali il tema dei rapporti intergenerazionali, legato alla crisi demografica che anche il Trentino sta affrontando. Ho apprezzato molto la profondità con cui è stato impostato il lavoro, basandosi su dati statistici recenti e mostrando una consapevolezza matura. Ho risposto che il Consiglio Provinciale è consapevole della necessità di affrontare la sfida demografica con un approccio strutturato, che non si limiti a misure “temporanee” ma sappia costruire una visione a lungo termine. Sappiamo che servono politiche abitative accessibili, servizi capillari, occasioni di formazione e lavoro per i giovani, ma anche luoghi di aggregazione e strumenti innovativi per far dialogare le generazioni.
In questo senso, ritengo fondamentale dare spazio e strumenti ai giovani, affinché possano essere davvero protagonisti. È per questo che, tra le proposte sul tavolo, vi è l’idea di creare una mappatura completa delle realtà giovanili in provincia e di sviluppare strumenti digitali – come un’app – che permettano di accedere facilmente a informazioni su opportunità formative, lavorative, culturali. Ma, soprattutto, credo che siano proprio i giovani a dover contribuire attivamente a definire contenuti e priorità: non si tratta di “offrire qualcosa” ai giovani, ma di “costruire con” loro.
Infine, rivolgendomi direttamente agli studenti, ho voluto ricordare che non serve un ruolo istituzionale per fare politica. Ogni cittadino può impegnarsi nella propria comunità, attraverso il volontariato, le associazioni, la partecipazione civica. Il mio percorso è iniziato quasi per caso, e non è stato sempre semplice, soprattutto come donna. Ma oggi, più che mai, credo sia fondamentale che le istituzioni riflettano la pluralità della società, in termini di genere, esperienze, visioni. Solo così potremo davvero costruire un Trentino capace di affrontare le sfide del presente e del futuro.





